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Ovviamente il fiume Timavo era già stato teatro, nel tempo, d’importanti campagne esplorative speleosubacquee, che hanno riguardato varie parti del suo percorso ipogeo.Le prime immersioni, quelle più rilevanti e ricche di fascino, sono state sicuramente quelle avviate nel 1952/53 dagli uomini dell’allora Sezione Geo-speleologica della Società Adriatica di Scienze (ora Società Adriatica di Speleologia) che, capitanati da Walter Maucci e Stefano Bartoli, hanno affrontato il sifone d’ingresso dell’Abisso di Trebiciano. Si è trattato di un’esplorazione pionieristica, affrontata ai limiti dell’incolumità personale, utilizzando materiali rudimentali (respiratori ARO di derivazione militare), con incidenti e tragedie sfiorate, ma che – alla fine – ha raggiunto il risultato voluto. Nella notte del 3 agosto 1953 il sifone d’ingresso nella Caverna Lindner è stato superato, attraversando circa 60 m di passaggi allagati e raggiungendo un nuovo ambiente a pelo libero. Si è trattato, allora, del record mondiale per quanto riguardava la lunghezza del sifone esplorato.
Tranne alcune sporadiche immersioni, bisogna aspettare circa venticinque anni per vedere nuovamente gli speleosub in azione nei sifoni dell’Abisso di Trebiciano. Nell’anno 1977 Gabriele Crevatin e Pierpaolo Martellani della Società Adriatica di Speleologia ritornano sulle orme di Maucci e questa volta, con attrezzature più moderne (ARA), viene superato nuovamente il sifone confermandone le sue caratteristiche. Seguirà qualche ulteriore visita (Gabriele Crevatin - SAS, Alessio Fabbricatore - CGEB, Spartaco Savio - CGEB e Guido Solazzi - CGEB), ma nulla di nuovo sarà scoperto.
Un’altra fase, sicuramente importante per quanto riguarda le esplorazioni subacquee del Timavo, è stata quella del Timavo Project, ciclo d’immersioni coordinato dalla Società Adriatica di Speleologia e dalla Società Alpina delle Giulie (CGEB). Negli anni 1991/93 si sono susseguite una serie di ricognizioni ai tre rami delle risorgive e, con il lavoro affiatato di varie squadre italiane, svizzere, cecoslovacche e francesi, è stato possibile collegare le stesse risorgive a due grotte retrostanti (la Grotta del Timavo, n. 4583 VG e il Pozzo dei Colombi, n. 227 VG), per uno sviluppo totale di 1.969 m. Molto interessante è stato il ritrovamento di un grande collettore (la Grande Frattura, alta 60 m e larga quasi 30 m) e il raggiungimento della profondità massima in immersione di 82 m, segno che le gallerie del Timavo ipogeo, nel loro ultimo tratto verso le risorgive, si sviluppano ben al di sotto del livello del mare.
Nell’ultimo anno di esplorazioni, il 1993, un gruppo di speleosub francesi capitanati da Bernard Gauche si è immerso anche nel sifone dell’Abisso di Trebiciano, ma i risultati raggiunti si sono rivelati alquanto vaghi: si è parlato di 200 m (forse anche 400) di nuovi passaggi in direzione sud, ma senza produrre un rilievo o una relazione più dettagliata. E’ rimasta solamente l’indicazione che, a monte del sifone, si dovrebbero sviluppare lunghe gallerie, ma senza avere una precisa idea di dove queste potessero avere inizio e di dove in realtà si dirigessero.
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